Sanremo, Teatro Ariston, 1997
È la prima serata della 47ª edizione del Festival della canzone italiana, Piero Chiambretti vestito da angelo annuncia uno dei padri degli show televisivi in Italia: Mike Bongiorno. Il presentatore scende le scale e saluta il pubblico con il suo iconico “Allegria!”.
Tutti in Italia lo conoscono, lui è dentro le case di tutti, lui è il re dei quiz: da Lascia o raddoppia?, Rischiatutto, Scommettiamo? e Flash, a Superflash, Pentathlon, Telemike, Bis, e La ruota della fortuna. Viene soprannominato da molti SuperMike. Le sue gaffe sono un marchio di fabbrica.
Dagli anni Sessanta in poi l’era Bongiorno ha costruito parte della Storia della televisione italiana o, meglio, come lui stesso disse anni più avanti dopo essere stato allontanato da Mediaset e aver telefonato a tal proposito a Silvio Berlusconi, “Ho chiamato il patron, la televisione l'ho fondata con lui”.
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Quella sera Mike Bongiorno ha quasi 73 anni, morirà dodici anni dopo per infarto, in una suite dell'Hotel Metropole a Monte Carlo. Due anni più tardi, degli ignoti trafugano la salma del presentatore senza lasciare traccia. Verrà trovata quasi undici mesi dopo, senza spiegazioni né colpevoli.
Ma la storia perduta che state per leggere, parte ben prima di questi ultimi fatti del 2011, precisamente, 82 anni prima.
New York City, 1929
Il “Martedì nero” dell’ottobre 1929 a New York dà il via a una delle più gravi crisi economiche della Storia, la Grande depressione degli anni Trenta, che cambia diverse vite, tra cui quella di Mickey.
Così era chiamato allora Michael Bongiorno, nato il 26 maggio di cinque anni prima, da padre italo americano e madre piemontese. La coppia si era separata e la crisi non aveva aiutato. Per questo il piccolo Mickey torna con la mamma al paese d’origine, a casa degli zii torinesi.
Lascia New York e corre incontro a una nuova vita fatta di studi, di una grande passione per lo sport e il giornalismo, tanto che inizia a fare da giovanissimo il “galoppino” per le pagine sportive de La Stampa. Il suo futuro è segnato.
Qualcosa però si inceppa il 10 giugno 1940 mentre il sedicenne Mickey frequenta il liceo: Benito Mussolini annuncia l’entrata in guerra dell’Italia.
Nord Italia, 1943
Michael Bongiorno consegue la maturità solo nel 1943 alla seconda sessione, perché alla prima risulta scarso in matematica e fisica. Di certo il suo sogno di diventare giornalista non viene interrotto da queste votazioni insufficienti, ma dall’intervento delle truppe tedesche nell’Italia settentrionale sì.
Il giovane lascia studi e città quello stesso anno, finendo sfollato sulle Alpi.
C’è da chiedersi se fu per questo che Mickey decise di entrare a far parte dei gruppi partigiani tra le vette, ma di certo per i dissidenti fu una risorsa importante: grazie alla sua conoscenza dell’inglese diventò la staffetta perfetta per portare in Svizzera messaggi per conto della Resistenza.
Bisogna figurarselo quel Mike Bongiorno adolescente – Amici ascoltatori, Allegria! – che nel periodo invernale trasportava comunicazioni tra partigiani italiani e Alleati.
Fu catturato dalla Gestapo proprio durante una di queste operazioni.
Cravegna, aprile 1944
A volte quando la ruota della fortuna gira, ti cambia la vita. Nel caso del giovane Mickey, la vita gliela ha salvata.
A Cravegna quel giorno venne preso perché qualcuno aveva fatto la spia. Era stato messo al muro insieme ad altri partigiani, pronto per essere fucilato.
“Ero stato arrestato dai nazisti il 20 aprile del ’44 mentre stavo preparandomi ad attraversare il confine svizzero. Il passaporto americano, che avevo buttato un po' incoscientemente dalla finestra mentre l’alberghetto veniva circondato, era stato trovato da uno della Gestapo.”*
All’epoca essere cittadino americano comportava almeno un approfondimento sulla propria identità da parte dei nazisti e, soprattutto, significava esser moneta di scambio per liberare soldati tedeschi imprigionati. A farla breve, erano gli ultimi a morire.
“E così mi portarono a San Vittore, dove mi faccio sessantaquattro giorni di isolamento completo.”*
*da un’intervista su La Repubblica
Milano, San Vittore, aprile 1944
A vent’anni quindi Mike Bongiorno è stato un galeotto a San Vittore, nel centro di Milano. E lo fu per sette mesi. Dopo i primi due di isolamento gli fu permesso di svolgere lavoretti all’interno del carcere.
“Dopo 64 giorni di isolamento completo, di giorno mi facevano uscire dalla cella e mi affidavano vari incarichi, tra i quali anche lo svuotamento dei ‘botoli’ (i bisogni dei prigionieri). Anche la mia mamma era stata arrestata. Soffriva molto nel reparto femminile e aveva tanta paura per me. Le guardie carcerarie, che mi volevano molto bene perché ero il più giovane e successivamente il prigioniero con la più lunga anzianità, escogitarono un trucco per farmi incontrare la mamma. Mi davano un bidone pieno d’acqua da portare nel carcere femminile.”*
Ma una staffetta non smette mai di essere una staffetta. E grazie a questi suoi compiti, Mickey aveva accesso a tutto il carcere, prigionieri in isolamento compresi. Tra loro, Indro Montanelli scontava la sua pena, nello stesso carcere della moglie Margarethe de Colins de Tarsienne.
“Ti ricordi la mattina che per la prima volta entrasti nella mia cella, numero 132, quinto raggio? Ti fermasti sulla soglia con quel tuo viso di furetto, l’unico pulito fra tutti quelli nostri perché ancora non avevi la barba, mi guardasti con occhi cordiali e mi dicesti 'Bongiorno' 'Buongiorno!'. Ti risposi un po’ stupito di quelle maniere insolitamente urbane. Al che ti mettesti a ridere e un poco arrossendo ribattesti: 'No, Bongiorno è il mio nome'. E io che sono superstizioso, subito pensai: 'Bè, costui ha l’aria di menar buono'.” *
Durante la sua prigionia, Mike Bongiorno - Quale busta vuole? La uno, la due o la tre? – fu portatore di diversi messaggi tra i detenuti.
“Quando passo dall'infermeria, c’è Montanelli, che mi dà un bigliettino per sua moglie. Se ci penso, al rischio che ho corso. Me lo sono messo in bocca e l’ho consegnato.” **
* Passaggio in Svizzera: L'anno nascosto di Indro Montanelli, di Renata Broggini (Feltrinelli)
**da un’intervista su La Repubblica
Campo di transito di Bolzano, dicembre 1944
A quasi 300 km di distanza dal carcere milanese, a Bolzano, c’è un campo di transito nazista, un lager di smistamento. Qui, nel dicembre del ’44, arriva Michael Seifert, arruolato dalle SS l’anno precedente con il grado di caporale.
Michael non condivide solo il nome con Mickey, ma anche l’anno di nascita. Solo che lui è nato in Ucraina, da genitori di lingua tedesca. Per questo viene soprannominato Mischa.
A vent’anni Michael Seifert è addetto alla vigilanza del campo. Una carriera precoce, che conta in cinque mesi di servizio almeno 18 morti civili, molti dei quali adolescenti. La sua fama inizia a precederlo, le sue torture gli valgono il nome con cui verrà ricordato per sempre: il Boia di Bolzano.
Dopo i sette mesi a San Vittore, Mickey viene trasferito verso est, questa volta in un posto molto meno ospitale: a quasi 300 km di distanza dal carcere milanese.
"Al mio arrivo vidi una serie di baracche in legno e, in mezzo al campo, una cella in muratura. Senza spiegarmi perché, Mischa ordinò che fossi racchiuso proprio là dentro, in isolamento. Non seppi mai il motivo di questa decisione".*
Mike Bongiorno - Ahi ahi ahi, signora Longari… - è stato torturato da Michael Seifert nei mesi di prigionia al campo, diventando testimone delle atrocità lì commesse. Quando lasciò quel luogo, fu per raggiungere altri lager in Germania.
“Quando lo portarono via si era ridotto a pesare 39 chili. Non fu una liberazione, ma l’inizio di un nuovo calvario. Finì prima nel campo di concentramento di Gries (Bolzano), prigioniero 2264, poi nel campo di rieducazione di Reichenau, in Austria, sotto le terribili grinfie delle famigerate donne delle SS. Infine, dopo 2 settimane, il 12 ottobre fu condotto nello Stalag XVIII-A/Z, campo di prigionia a Spittal, in Carinzia, in cui erano stati radunati solo prigionieri americani e inglesi. Nei primi giorni del gennaio 1945, Mike fu convocato dal comandante del campo: era il numero 1 della lista nello scambio dei prigionieri! Cominciava un nuovo anno, cominciava una nuova vita. Erano gli albori della liberazione e Mike tornava a New York, dal padre Philip”. **
In un lascia o raddoppia? Mickey aveva raddoppiato la sua fortuna: essere cittadino americano gli aveva concesso di nuovo la salvezza.
“È avvenuto il miracolo perché posso dire con certezza che sono un miracolato. Venni infatti scambiato, assieme ad uno sparuto gruppo di compagni di prigionia, con otto tedeschi che erano finiti nelle mani degli Alleati. Oggi ricordo tutti quei compagni che mi guardavano da dietro la rete mentre io me ne andavo, nessuno di loro è tornato". *
*2004 Mike Bongiorno a Bolzano per inaugurare un percorso della memoria
**Fondazione Mike
New York, 1945
Micheal Bongiorno torna alle origini, a New York, torna al giornalismo, approda alla radio. Arriva in lacrime con una nave a Ellis Island nel 1945, e non metterà più piede in Italia per sette anni.
“Ci furono scene di felicità delirante soprattutto quando avvistammo e poi passammo vicino alla Statua della Libertà. Eravamo tutti assiepati sul bordo della nave, feriti, ciechi, ammalati, deperiti dalla sottoalimentazione, e nessuno riusciva a trattenere le lacrime dalla gioia. Passammo anche di fianco a Ellis Island, l’isola dove sbarcavano gli immigrati, e il mio pensiero corse verso nonno Michelangelo che era arrivato lì prima di me più di cinquant’anni prima.” *
* Fondazione Mike
Canada, 1945
Mischa alla fine della Seconda guerra approda invece in Canada. Le prime denunce contro di lui arrivano nel 1946 a Roma, ma non hanno seguito. Il procedimento nel nostro Paese viene archiviato nel 1960. Solo nel 1994 vengono ritrovati i documenti istruttori dentro il cosiddetto “armadio della vergogna”.
I fascicoli vengono trasmessi alla Procura Militare di Verona, le indagini su Michael Seifert vengono aperte nel 1999, cinquantaquattro anni dopo la fine della guerra.
Il Boia di Bolzano viene iscritto al registro degli indagati. Nel 2000 viene riconosciuto colpevole di undici omicidi e condannato all'ergastolo.
Ma Michael, dal 1951 vive a Vancouver dove ha una casa, una moglie, un figlio. Dal 1969 poi ha anche un passaporto con false generalità. Risulta quindi “disperso”.
Almeno finché Bill Keay, reporter, non lo fotografa su segnalazione dell’ANPI nel 2000.
Italia, 1952
Mickey tocca di nuovo suolo italiano nel 1952 quando torna come inviato di una stazione radiofonica italoamericana. A New York ha avviato una carriera in radio e come giornalista. In questa occasione Vittorio Veltroni, funzionario della Rai, offre all’ormai quasi trentenne Mike un contratto di collaborazione per il Radiogiornale. Prenderà anche lezioni di dizione da Maria Luisa Boncompagni, per eliminare il suo accento americano.
Inizia così la storia che tutti conosciamo di Mister Allegria.
Finisce il lungo e travagliato periodo di Mickey. O forse non ancora.
Aeroporto di Ciampino, 16 febbraio 2008
Alle 5:10 Michael Seifert atterra all’aeroporto romano di Ciampino. Dal 2000 è stato riconosciuto da numerosi testimoni e condannato all’ergastolo. Il processo di estradizione con il Canada dura da otto anni.
Viene rinchiuso quello stesso giorno nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta: è il 16 febbraio 2008.
Mike Bongiorno, in occasione dell’inaugurazione del percorso della memoria a Bolzano nel 2004, aspettava l’arrivo del suo carceriere.
“Ma Seifert lo aspettiamo qui in Italia e, quando arriverà per scontare la sua condanna, spero di avere l'occasione di chiedergli: perché?".
Michael Bongiorno è scomparso nel 2009, l’anno successivo all’incarcerazione italiana del Boia di Bolzano.
Michael Seifert è deceduto nel 2010, l’anno successivo alla morte di Mickey, dopo una frattura a un femore e una peritonite, nell’ospedale di Caserta. La moglie e il figlio, entrambi residenti a Vancouver, non hanno reclamato la salma.