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Brasile, 2024
Il calcio e il Brasile vivono da sempre un’autentica storia d’amore. Come molte altre cose, questo sport è arrivato fin lì grazie ai marinai, per la precisione uomini inglesi, francesi e olandesi, intorno a metà Ottocento.
La prima partita di calcio ufficiale in Brasile risale al 1874: alcuni marinai inglesi la giocarono su una spiaggia di Rio de Janeiro. Poi, a portare la nascita del futebol, fu Charles Miller – oggi considerato il padre del movimento calcistico nel Paese - che vent’anni più tardi portò dall’Inghilterra due palloni e le regole ufficiali di questo gioco.
Da quel momento, il calcio è diventato la passione dell’intero Brasile, e, soprattutto, il Brasile è diventato la passione per molti fan del calcio: cinque volte campione del mondo (1958, 1962, 1970, 1994, 2002), padre dei più grandi giocatori al mondo come Pelé (per FIFA il miglior giocatore di tutti i tempi), Garrincha, Falcão, Zico, Socrates, Cerezo, Ronaldo, Ronaldinho, Roberto Carlos…
Tra gli altri primati in questo sport, il Brasile può inoltre vantare di aver avuto “il più grande truffatore della storia del calcio”. Il suo nome è Carlos Henrique Raposo, ma tra gli anni ’80 e gli anni ’90 era conosciuto a Rio come il Kaiser. Per più di vent'anni è stato un calciatore dei club più prestigiosi del Brasile, ma senza mai giocare una partita.
Rio Pardo, Rio Grande do Sul, 1963
Carlos Henrique Raposo nasce a Rio Pardo il 2 aprile 1963 da una famiglia di umili origini, la madre è cuoca, il padre un riparatore di ascensori.
In Brasile tutti i bambini giocano a calcio, e la maggior parte di loro sogna di diventare un calciatore professionista: non è solo lavoro, è anche riscatto sociale. Tra gli anni Settanta e Novanta, infatti, essere calciatori rappresentava uno status symbol non solo per i più piccoli.
"A 10 anni vivevo in una discarica e sognavo di diventare un calciatore per uscire fuori da quella miseria. […] La mia passione è sempre stato lo studio, volevo fare l'insegnante di educazione fisica, ma mia madre adottiva mi obbligava a giocare. Era alcolizzata e morì di cirrosi, pesava 200 chili. Ero sfruttato dalla mia famiglia. A 10 anni ero nelle giovanili del Botafogo, guadagnavo già più di tutti a casa, ma non vedevo un centesimo. Dopo la morte di mia madre, andai a vivere con due mie zie molto vecchie, che facevano le donne delle pulizie."
Carlos Henrique Raposo in Kaiser - Il più grande truffatore della storia del calcio
La sua carriera inizia proprio nelle giovanili del Botafogo, per poi passare al Flamengo sempre in qualità di attaccante, fino a che nel 1979 – all’età di sedici anni – viene notato da degli scout del Puebla e viene mandato in Messico a giocare.
“I dirigenti del club videro in me del potenziale, avevo un buon tiro ed ero forte fisicamente.”
Carlos Henrique Raposo in Kaiser - Il più grande truffatore della storia del calcio
È proprio in Messico che Carlos Henrique Raposo capisce che non è adatto per fare il calciatore professionista: nel Puebla non gioca mai, viene svincolato al termine delle tre stagioni senza mai esordire, e dopo essersi trasferito negli Stati Uniti per gli El Paso Patriots, decide di tornare a casa. Ma non smette di voler fare il calciatore.
1983-1985, Rio de Janeiro
Quando torna in Brasile, Carlos Henrique Raposo cerca un modo per risollevare la sua carriera calcistica: non sa giocare, non è abbastanza bravo, ma vuole essere un calciatore. Più di tutto vuole vivere come un calciatore, e quindi inizia a imitare le vite di tanti suoi idoli di allora, come Ricardo Rocha, Renato Gaucho, Romario, Bebeto, Djalminha, Andrare, Careca, Edmundo, Marinho.
Inizia a frequentare gli stessi loro locali, li incontra, li conosce, li corteggia: Raposo piace a tutti. Inizia a farsi portare come contropartita nelle squadre in cui firmavano i giocatori diventati ormai suoi amici: nel 1983 arriva un inaspettato contratto dal Botafogo, una delle quattro squadre più famose del Brasile.
Colleghi e amici iniziano a dargli un soprannome: il Kaiser. Alcuni sostengono che sia stato dato per la sua somiglianza fisica a un grande giocatore tedesco così nominato, Franz Beckenbauer, altri invece, ricordano come Raposo fosse “grassoccio” come la bottiglia rotonda di un’omonima birra dell’epoca.
Il suo parere è diverso da entrambe le versioni:
"Pensavano che il mio modo di giocare fosse simile a quello di Beckenbauer. Mi è stato dato il soprannome Kaiser perché le persone vedevano qualcosa di lui in me."
Carlos Henrique Raposo in Kaiser - Il più grande truffatore della storia del calcio
Franz Beckenbauer è stato inserito al settimo posto tra i 100 migliori giocatori della storia nella classifica di Four Four Two.
Dopo due anni, la sua esperienza al Botafogo finisce non giocando mai. La sua nuova mossa vincente si chiama infortunio, e lo fa stare lontano dal campo per mesi. Nel mentre, affina quelle sue capacità che si sono dimostrate più utili: si veste alla moda, frequenta locali rinomati, spiagge e belle donne, ma soprattutto passa molto tempo con i calciatori, aumentando il suo giro di amicizie.
Nasce così un personaggio, lavorato e studiato nei minimi dettagli. Nasce il Kaiser.
1985-1986, Rio de Janeiro
Negli anni Ottanta e Novanta l’accesso alle informazioni non era quello di oggi: internet non era alla portata di cellulare, e per l’esattezza anche i cellulari erano davvero molto rari. Le opinioni e le decisioni si prendevano in base a come stampa, televisione e persone parlavano di un dato argomento.
Raposo capisce che può usare l’informazione e la disinformazione a suo vantaggio: si fa amici nella stampa che lo idolatrano sulle pagine dei quotidiani, con i loro articoli e con le tessere delle vecchie squadre si presenta alle nuove.
Nel 1985 un ex compagno delle giovanili aiuta il Kaiser nella mediazione con il Flamengo: ottiene così un contratto biennale con un’altra delle squadre più famose dello Stato. Viene addirittura annunciato dalla stampa brasiliana come il “compagno d'attacco ideale per Bebeto”.
"Facendo torello ci passavamo la palla con Kaiser al centro e lui non riusciva mai a prenderla. Correva da una parte all'altra del campo, sudava tantissimo. 'Arrenditi!', gli dicevamo. Era distrutto ancor prima di cominciare l'allenamento."
Bebeto in Kaiser - Il più grande truffatore della storia del calcio
Raposo non ha nessuna velleità calcistica, per sua stessa ammissione l’obiettivo che lo spingeva a continuare quella farsa era il desiderio di vivere come un calciatore.
"Firmavo il contratto e poi prendevo l'anticipo. A quel punto non era importante se lo stipendio arrivava. Non ero di quei giocatori che volevano concludere il contratto con un club. Cercavo di andarmene il prima possibile."
Carlos Henrique Raposo in Kaiser - Il più grande truffatore della storia del calcio
Per mascherare la sua incapacità col pallone il Kaiser fingeva inizialmente di essere fuori forma, e di dover seguire un allenamento ideato appositamente dal suo (inesistente) personal trainer. Passa così i primi mesi a correre e allenarsi, senza mai dover toccare palla. Poi iniziava il secondo step: gli infortuni. Arrivava a chiedere ai propri compagni di squadra di agire in campo contro di lui, pagava mazzette ai medici per avere finti referti. Negli anni, utilizzò spesso i certificati rilasciati da un suo amico dentista.
Ovviamente tutto questo non sarebbe stato possibile senza l’aiuto dei suoi stessi compagni di squadra: spesso erano loro a proteggerlo. Ma perché?
Il Kaiser piaceva a tutti. In più, conosceva molte donne a cui lui piaceva davvero tanto: queste venivano usate come merce di scambio con gli altri sportivi. Organizzava feste, incontri segreti negli alberghi dopo partite o ritiri.
"Spesso ero io a chiedere a Carlos Alberto di far allenare Kaiser con noi, in ogni squadra c'era qualcuno che lo proteggeva."
Bebeto in Kaiser - Il più grande truffatore della storia del calcio
Per fomentare ancor di più l’idea che fosse un ottimo giocatore, Raposo simulava presunti colloqui con presidenti di club internazionali attraverso un telefono cellulare giocattolo e parlando un finto inglese. Quando venne scoperto, fu costretto a lasciare la squadra.
Ajaccio, Corsica, 1986-1987
Per i calciatori brasiliani di quegli anni, l’aspirazione più grande a cui si poteva puntare era firmare un contratto con una squadra europea. Carlos Henrique Raposo non poteva farsi sfuggire questa possibilità.
Nel 1988 quando tornerà in Brasile, dirà di aver avuto un ingaggio da parte del Gazelec Ajaccio, in Corsica, grazie all’aiuto del suo amico Fabinho. Raccontando che
“Mi catapultarono in uno stadio che, sebbene piccolo rispetto agli stadi di Rio, era pieno di tifosi come se si dovesse disputare una partita. Pensai che avrei dovuto solo fare una corsetta e salutarli, ma in campo c’erano dei palloni ed ho capito che avrei dovuto palleggiare. Sono diventato nervoso, temevo che dal mio primo allenamento avrebbero capito che non sapevo giocare. Ho iniziato a raccogliere tutti i palloni e a lanciarli ai tifosi. Nel frattempo salutavo e mandavo baci. La folla era impazzita. Alla fine sul campo non c’erano più palloni.”
Fabinho però, ha smentito solo di recente la sua versione dei fatti.
"Kaiser non è mai stato al Gazelec Ajaccio. Io sono stato cinque anni in Corsica e non posso più alimentare le bugie di Carlos."
Fabinho in Kaiser - Il più grande truffatore della storia del calcio
La testimonianza del connazionale non servì così tanto, perché il Kaiser aveva comunque potuto sfoggiare un presunto cartellino del Gazelec e una maglia regalatagli proprio da Fabinho.
Probabilmente questo sarà uno dei motivi per cui il Kaiser riuscirà a ottenere un contratto anche con il Fluminense e con il Vasco da Gama. Completa così la sua presenza nelle quattro squadre più grandi del Paese.
"Un centrocampista del Fluminense stese un tizio in un night club. Io allora mi presi le colpe e lui mi fece ingaggiare dal club".
Carlos Henrique Raposo in Kaiser - Il più grande truffatore della storia del calcio
Rio de Janeiro, 1991-1992
Oltre ai club più famosi, Carlos Henrique Raposo viene ingaggiato anche da squadre più piccole, come l’América e il Bangu Atlético Clube. In quest’ultimo team, il presidente era Castor de Andradre, ben conosciuto in Brasile per essere uno degli uomini più potenti e pericolosi. Un mafioso del gioco d’azzardo che, come tutti gli altri, amava particolarmente il Kaiser.
Stanco di non vedere mai in azione in suo prediletto, Castor de Andradre obbliga l’allenatore del Bangu a mettere in campo Raposo in un’importante gara di campionato. Il Kaiser dichiarerà solo dieci anni dopo a una radio brasiliana:
“Non sapevo cosa fare. Durante il riscaldamento, un gruppo di tifosi m’insultò per i capelli lunghi. Scavalcai e scatenai una rissa: venni espulso ancora prima di entrare. Negli spogliatoi, durante l'intervallo, arrivò il presidente furioso, e prima che potesse esplodere di rabbia, gli dissi che Dio mi aveva dato due padri: che il primo l’avevo perso, e il secondo era lui, e che avevo reagito così perché i tifosi lo stavano insultando. Il mio contratto scadeva quella settimana. Mi abbracciò e lo prolungò di sei mesi.”
Rio de Janeiro, 2024
Carlos Henrique Raposo ha continuato la sua carriera con le stesse modalità fino al 2003, anche se in squadre dilettanti. A quasi quarant’anni poteva vantare di essere stato in almeno 16 squadre diverse, con attive una trentina di presenze e zero goal segnati. Questi numeri sono incerti, dato che molte testimonianze che giungono fino a noi sulle mirabolanti avventure del Kaiser, vengono dallo stesso Raposo.
Negli anni Dieci del Duemila infatti, l’ex calciatore si autodenuncia tramite la televisione brasiliana: la sua leggenda torna alla ribalta, si inizia a parlare di nuovo di lui. Molti suoi vecchi amici del tempo iniziano a distaccarsi.
Il regista inglese Louis Myles dà vita al docu-film Kaiser – Il più grande truffatore della storia del calcio, che viene definita come la storia più o meno vera di Carlos Henrique Raposo. Il documentario si apre subito con un chiaro messaggio
Gli eventi riportati in questo film sono accaduti a Rio de Janeiro negli anni ‘80 e ‘90.
Alcuni di essi sono veri.
Il docu-film, uscito in pochi cinema italiani nel 2019, vede il Kaiser tra i protagonisti principali, per questo molte delle informazioni utilizzate provengono da lui. In Kaiser – Il più grande truffatore della storia del calcio si mescolano ambiguità, ricostruzioni fittizie e testimonianze di grandi leggende del calcio brasiliano come Zico e Bebeto.
Alcune informazioni e fatti della storia di Raposo possono essere confermate, altre, la maggior parte, no. Tante altre sono le leggende attorno a lui, lontane dal campo da gioco, come l’amicizia e la somiglianza con Renato Portaluppi e le loro notti brave con diverse donne.
Forse anche per questo, ormai quella del Kaiser è diventata una storia quasi perduta, mentre lui lavora come personal trainer di bodybuilding in una palestra di Rio, dove allena solo donne.
Un ringraziamento speciale va a Luigi, che mi ha fatto scoprire questa storia perduta.
Ogni storia ha dentro tante storie, se questa ti è piaciuta particolarmente, questi sono 3 consigli per te:
Guarda l’intero docu-film Kaiser – Il più grande truffatore della storia del calcio
Leggi le dodici storie “pazzesche ma tutte vere” su assassini, truffatori e sovversivi che il giornalista del New Yorker Patrick Radden Keefe ha racchiuso in Ribelli