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Spiaggia del Somorrostro, Barcellona, 2024
Sono stati più di 12 milioni i turisti che hanno visitato la città di Barcellona nel 2023 (a parità Milano ne ha registrati 8,5 milioni). Tra le mete turistiche più gettonate da europei e non, la capitale catalana offre una moltitudine di attrazioni per svariate fasce d’età e gusti diversi.
Nel periodo estivo, tra i luoghi di maggior interesse ci sono le spiagge limitrofe al centro, attrezzate per qualsivoglia attività, come sport, cucina, locali notturni, casinò, discoteche.
La spiaggia della Barceloneta è sicuramente la più conosciuta per fama, ma insieme a questa la spiaggia del Somorrostro è tra le più emblematiche, in particolar modo per i giovani turisti o residenti che amano la vita notturna.
Infatti, questa spiaggia che si estende per 522 metri vicino al Passeig Marítim de la Barceloneta, proprio di fronte a uno dei simboli della città El Peix d'Or (il pesce d’oro), è sede di numerosi eventi e famosi locali.
La spiaggia del Somorrostro è oggi un luogo di vita mondana, festeggiamenti e lusso. Anche se tra le zone più frequentate della città, il suo nome è sconosciuto ai più, che continuano a considerarla una parte della playa de la Barceloneta. Dopotutto, il suo nome è stato cambiato solo nel 2010.
Alla base della modifica, una petizione della “Commissione cittadina per il recupero della memoria delle baraccopoli”: Somorrostro era il nome del quartiere formato da baracche che in questa spiaggia ospitò fino a 15.000 persone.
Barcellona, fine Ottocento - inizio Novecento
Alla fine del XIX secolo e all’inizio del XX Barcellona era in fermento: la riforma modernista stava cambiando l’aspetto estetico di molte abitazioni (casa Battlò, casa Milà), luoghi pubblici (hospital de la Santa Creu i Sant Pau) e religiosi (Sagrada Familia), donando lustro e trasformando la città nel museo a cielo aperto che oggi conosciamo.
Allo stesso tempo, Barcellona stava diventando anche un importante centro industriale, tanto da essere considerato uno dei motori pulsanti della nazione.
Il lavoro e il benessere attirarono ovviamente una migrazione massiva verso la città, non solo dalle zone rurali della Catalogna: lavoratori arrivarono infatti da ogni parte della penisola, alla ricerca di opportunità e fortuna.
Come succede anche oggi, l’offerta immobiliare non fu in grado di soddisfare la domanda, soprattutto quella della fascia di popolazione meno abbiente. Così iniziarono a proliferare in varie zone della città abitazioni di fortuna, create con materiali scadenti, senza elettricità e acqua corrente. Le baraccopoli a Barcellona nacquero in tutti gli angoli della città.
La collina del Montjuïc- oggi una zona per chi ama la natura, lo sport e anche la Storia, con il suo castello - ospitava operai che costruivano alloggi di fortuna nella speranza di tornare presto al proprio luogo d’origine. La costa invece iniziò a ricevere pescatori, che per lo più vivevano in baracche solo stagionalmente.
Mentre parte della città veniva riformata con le migliori opere dell’epoca, l’altra viveva nella miseria più totale.
“Prendemmo il tram 55, che era scoperto. Passammo per tutta Barcellona, vedendo tutto così bello… ma quando arrivammo al Somorrostro e vedemmo la baracca, quella che sarebbe stata la nostra casa, a me, a mia madre e ai miei fratelli cadde il cielo addosso, perché quello era inumano.”
Julia Aceituno descrive il suo arrivo in città nel 1952, nel documentario Baracche. La città dimenticata diretto da Sara Grimal e Alonso Carnicer
Fu nei primi trent’anni del Novecento che questi quartieri si popolarono sempre di più, diventando delle vere e proprie città dentro la città: dopo l’apertura della rete metropolitana Barcellona ospitò nel 1929 l’Esposizione universale che cambiò repentinamente diversi suoi quartieri. La capitale catalana apparì ancora più interessante agli occhi del resto della Spagna e le baraccopoli smisero di avere carattere stagionale, diventando abitazioni stabili.
Il Somorrostro non fu la baraccopoli più grande e più popolosa, ma va annoverata tra le più antiche (i primi riferimenti risalgono al 1875) e tra le più sfidanti per la popolazione che la abitava: umidità, malattie, agenti atmosferici e clima avversi, vicinanza alle fabbriche e a una vecchia discarica, resero ardua la vita al suo interno.
Questo vero e proprio quartiere arrivò a estendersi per poco più di un chilometro. Le baracche erano più di 2.400, gli abitanti arrivarono a essere circa 15.000, tra gli stessi catalani, spagnoli e soprattutto una grande comunità gitana, che vi si stabilì tra il 1915 e il 1920. In questa nacque la famosa ballerina di flamenco Carmen Amaya, che appare immortalata tra le baracche da Francesc Rovira-Beleta, nel film Los Tarantos (Con odio e con amore, candidato agli Oscar come miglior film straniero) del 1963.
Barcellona, 1950
La Spagna non partecipò alla Seconda guerra mondiale che imperversava nel resto d’Europa negli anni Quaranta, nonostante il dittatore Francisco Franco appoggiasse il governo nazista e fascista. Questo perché era troppo impegnata con una guerra civile che durò dal 1936 al 1939.
In questo periodo, l’emigrazione ebbe una brusca frenata, almeno fino alla sua fine, quando pian piano altri lavoratori iniziarono ad arrivare nuovamente a Barcellona.
La situazione diventò critica verso gli anni Cinquanta, quando il governo franchista iniziò a fare pesanti controlli alle stazioni ferroviarie, respingendo le persone che non avevano i giusti permessi per fermarsi in città.
Cominciò così l’enorme sforzo governativo di eradicare le baraccopoli, prima di tutto per questioni sanitarie, ma anche per motivi di “decoro cittadino”: pare infatti che a una visita del dittatore Franco nel 1963, questi espresse il suo disappunto alla vista delle baracche del Montjuïc.
I quartieri di baracche dovevano sparire, e così anche i loro abitanti. Si istituì l’Obra Sindical del Hogar con l'obiettivo di cercare di risolvere il problema dell'edilizia attraverso la costruzione e l'amministrazione di case pubbliche che venivano vendute a prezzi bassi. L’idea era quella di ricollocare gradualmente i residenti delle baraccopoli. Questa almeno era la versione ufficiale.
Gli abitanti del Somorrostro furono invece cacciati brutalmente, senza preavviso e senza un’alternativa: per prima cosa iniziò la costruzione del lungomare tra il 1959 e il 1961, che ridusse progressivamente il quartiere e fece disperdere parte delle famiglie in altre baraccopoli della città. Poi, con il pretesto di una visita di Francisco Franco nel 1966, vennero demolite le ultime 600 baracche, mentre i residenti furono ricollocati nel giro di una settimana negli alloggi dell'Obra Sindical del Hogar.
Caricati sui camion e portati fuori città verso Badalona, gli abitanti del Somorrostro furono trasferiti in un nuovo quartiere chiamato Sant Roc, nato in tempi record per ospitare i casermoni pubblici. Gli operai e i pescatori si ritrovarono lontani dalle fabbriche e dalla zona della pesca, le famiglie lontane dalle scuole, dall’ospedale, da tutto.
Purtroppo non ne guadagnarono nemmeno sul fronte abitativo: il trasferimento avvenne prima che queste nuove abitazioni fossero completamente pronte, e le poche case promesse dal comune e consegnate agli abitanti iniziarono a cadere a pezzi molto presto, date le scarse modalità e materie con cui venivano costruite.
La gente che aveva abitato il quartiere del Somorrostro si ritrovò senza niente.
Spiaggia del Somorrostro, Barcellona, 2014
Il comune di Barcellona inaugura una targa commemorativa alla vecchia entrata del quartiere di baracche che recita:
Platja del Somorrostro
Barri de barraques (c. 1875 - 1966)
Dal 1966 a oggi, l’impronta della baraccopoli è sparita del tutto, oggi questa zona è parte integrante della città di Barcellona e uno dei simboli del suo turismo. Dove vi erano le baracche le persone oggi prendono il sole, giocano a beach volley, vanno a cena, sorseggiano un drink, ballano in discoteca.
Negli anni Duemila, dopo quarant’anni, è iniziato un lento recupero della memoria storica di questo luogo.
"Questo significa fare giustizia e recuperare la memoria per non dimenticare le persone che hanno lottato molto, hanno passato di tutto e hanno lavorato tantissimo. La gente che ha costruito Barcellona e senza la quale non saremmo quello che siamo."
Xavier Trias, ex sindaco di Barcellona, all’inaugurazione della targa
A Barcellona vivono ancora molti di quei bambini cresciuti nelle baracche, come Julia Aceituno, che vi abitò con la famiglia dal 1952 al 1958. Ora può “dire con orgoglio: io sono stata una abitante del Somorrostro”.
Oggi è diventata un simbolo, l’anima dell’iniziativa volta a recuperare la memoria di questa parte di città.
“Vedo la spiaggia così bella e mi ricordo delle persone che vivevano qui con me. Migliaia di persone umili e lavoratrici venute a Barcellona con un sogno molto grande e che alla fine ce l'hanno fatta.”
Julia Aceituno, all’inaugurazione della targa
Barcellona, 2024
Il 2023 è stato un anno record per Barcellona: Arrels Fundació, che si occupa dei senzatetto a Barcellona, ha rilevato che nella città sono 4.800 le persone senza una fissa dimora, di cui 1.384 dormono in strada in abitazioni di fortuna.
Rispetto all’anno precedente, questa cifra è aumentata del 12% e rappresenta la più alta dal 2008, anno in cui l’associazione ha iniziato a raccogliere dati sui senzatetto della città.
Questo non è solo un problema barcellonese, e nemmeno spagnolo. In Italia, secondo l’ISTAT, nel 2023 i senzatetto erano quasi 100 mila. Molti vivono in grandi città: solo a Roma sono 22 mila (23% del totale italiano), a Milano 8.541, a Napoli 6.601, a Torino 4.444.
In California, Stato americano che conta il 12% della popolazione USA, sono presenti un quarto delle persone senzatetto del Paese. Per assurdo, molti sono studenti, o lavoratori a tempo pieno che vivono nelle proprie auto.
Ogni storia ha dentro tante storie, se questa ti è piaciuta particolarmente, questi sono 3 consigli per te:
Se non l’hai già fatto, visita Barcellona. Se l’hai già fatto, tornaci, c’è sempre una nuova storia da scoprire.
Leggi i libri di Carlos Ruiz Zafón, che mi hanno fatto conoscere questa storia perduta, per scoprirne altre sulla Barcellona che si nasconde tra le pieghe del passato.
Approfondisci l’incredibile stile artistico chiamato Modernismo catalano.