Ciao, benvenuta e benvenuto su Storie perdute, la newsletter che due volte al mese racconta storie che meritano di essere raccontate. E che molto spesso sono state dimenticate.
Mondo, anni Sessanta
Il 15 gennaio del 1967 un enorme raduno a San Francisco rese noto al mondo intero – se già non fosse stato chiaro – cos’erano gli hippy. La cultura di coloro che dopo essersi riuniti in 20.000 al Golden Gate Park vennero chiamati figli dei fiori, era un movimento di controcultura giovanile nato proprio negli stessi Stati Uniti d’America in quegli anni.
I giovani americani degli anni Sessanta avevano ereditato i valori della Beat Generation, e avevano poi creato una propria comunità che ascoltava rock psichedelico, usava specifici stupefacenti per esplorare il loro stato di coscienza, e abbracciava la rivoluzione sessuale. Tra i loro slogan c’erano
"Mettete dei fiori nei vostri cannoni"
E
"Fate l'amore, non la guerra"
Gli hippie vestivano stoffe di colori vivaci e usavano decorazioni floreali, oltre a simboli oggi ben conosciuti come quello della pace (creato da Gerald Holtom nel 1958). Il significato del loro stile di vita era uno, e uno soltanto: la ricerca sfrenata della totale libertà.
Dalla Summer of Love al Festival di Woodstock, la cultura hippie crebbe sempre di più, iniziando a diffondersi fino all’Europa e in altri Paesi del mondo.
Medio Oriente e Oriente, anni Settanta
Gli appartenenti al movimento hippy erano una comunità in fervente movimento: tendevano a spostarsi dovunque succedesse qualcosa, in qualsiasi momento, viaggiando leggeri. Rispettando i propri ideali, uno zaino con pochi indumenti fatti a mano era ciò di cui avevano bisogno per un viaggio senza nessuna prenotazione alberghiera o un budget monetario adeguato. Il modello di vita hippie prevedeva dopotutto la collaborazione tra le persone, che andavano in soccorso dei bisogni reciproci.
Questo modello di viaggiatore libero sfociò nell’uso di mezzi di trasporto specifici come furgoni, autobus e pullman: si andava dal classico furgoncino Volkswagen, a vere e proprie case mobili costruite artigianalmente.
Tra i più memorabili spostamenti hippie – oltre alle mobilitazioni per gli eventi musicali – c’è sicuramente l’Hippie trail: l’incredibile impresa di moda tra il 1969 e il 1971, che prevedeva di viaggiare via terra verso l’India. L’oriente era visto come meta definitiva per i figli dei fiori, sia per essere la patria di molti loro ispiratori (Buddha, Gandhi) sia per la libertà che rappresentava (specialmente nell’uso di droghe).
Per questo, in quegli anni nacque un vero e proprio itinerario lungo la stessa strada, che andava dall’Europa ad Atene o Istanbul, proseguiva per la Turchia centrale, continuando poi in Iran, Afghanistan e Pakistan. Gli spostamenti venivano fatti grazie all’autostop, oppure con treni e autobus. Una volta giunti in India, i viaggiatori potevano scegliere diverse opzioni, tra le più gettonate c’erano le spiagge dello Stato federato di Goa, oppure Katmandu, superato il confine con il Nepal.
Londra, 15 aprile 1957
Alla fine degli anni Cinquanta, a Londra iniziò a essere operativo un servizio di trasporto che dalla capitale inglese arrivava fino a Calcutta. Il 15 aprile 1957 infatti venne inaugurata “The Indiaman” la prima linea di autobus dal Regno Unito all’India, gestito dalla Garrow-Fisher Tours.
Il primo viaggio, iniziato proprio il giorno dell’inaugurazione, durò fino al 2 agosto, con 32.000 km percorsi fino a Calcutta. A guidare l’autobus, c’era Oswald-Joseph Garrow-Fisher, che raccontò successivamente al New York Times della strada che passava sopra alte scogliere vicino al Monte Ararat al confine tra Turchia e Unione Sovietica, delle banchine morbide in India e della necessità di usare assi sotto le ruote per sfuggire alla sabbia del deserto in Iran.

Ma la parte più avventurosa del viaggio fu decisamente al ritorno: la pandemia di influenza di quell’anno fece chiudere il confine tra Pakistan e Iran, motivo per cui The Indiaman fu costretto a deviare di 1.900 km. Inoltre, in quel momento delicato di cambio itinerario, l’ambasciata britannica a Teheran aveva ricevuto la notizia dell’assassinio di tutti i passeggeri lungo il tragitto. Quando, con sedici giorni di ritardo, l’autobus tornò con tutti i suoi viaggiatori a destinazione, venne organizzato un cocktail party in loro onore.
Per quel primo viaggio, vennero chieste ai viaggiatori 85 sterline per l’andata, e 65 sterline per il ritorno. Partirono venti passeggeri, e solo sette decisero di tornare. Ogni notte l’autobus si fermava, per permettere ai clienti di dormire in hotel o accamparsi all’aperto.
Londra, maggio 1968
Dopo The Indiaman altri 32 operatori iniziarono a gestire questo tipo di servizio. Tra questi, Albert Travel iniziò a offrire 15 viaggi di andata e ritorno da Londra all'India dal maggio del 1968.
L’impresa fu avviata da un agente di viaggio inglese ma residente in Australia: Andy Stewart, dopo aver acquistato un autobus a due piani, riuscì a ridurre il prezzo richiesto per la tratta da 1.000 dollari a 400, poiché il mezzo non solo aveva una grande ammaccatura nella parte posteriore, ma non poteva nemmeno superare i 51 km/h.
Stewart equipaggiò l’autobus con letti a castello per 14 passeggeri, serbatoi di carburante extra e riserva di acqua potabile. C'era inoltre il riscaldamento, una radio e un lettore di cassette, una sala da lettura e da pranzo e una cucina con un fornello a gas e un lavandino.

La tratta questa volta partì dall’Australia: l’autobus venne trasferito in India via nave, e da lì partì alla volta di Londra. Il primo viaggio aveva 13 passeggeri, l’autista era lo stesso Stewart.
Tra il 1968 e il 1975, l’Albert Travel organizzò 14 viaggi di andata e ritorno con partenza alla stazione Victoria di Londra, che procedevano tipicamente per: Belgio, Germania occidentale, Austria, Jugoslavia, Bulgaria, Turchia, Iran, Afghanistan, Pakistan occidentale fino all'India, dove si fermava a Nuova Delhi, Agra, Allahabad, Banaras e Calcutta.
Per i primi viaggi, un biglietto di sola andata costava 85 sterline; questo prezzo salì a 125 sterline all'inizio degli anni '70, escluso il vitto.
Londra, Amsterdam, anni Settanta – Ottanta
Il servizio di autobus che Londra garantiva da quasi vent’anni, a fine anni Settanta si rivelò essere proprio ciò che serviva agli hippie. Ad accorgersene fu la compagnia Magic Bus, ricordata ancora oggi da molti figli dei fiori di quegli anni.
Di fatto, tra gli anni Settanta e Ottanta, la maggior parte dei giovani in Europa e appartenenti alla cultura hippie aveva sentito parlare di Magic Bus, con sedi principali ad Amsterdam e Londra, oltre a diversi agenti in molte altre città.
La compagnia offriva corse economiche verso le capitali europee, le località turistiche del Mediterraneo, ma il loro viaggio di punto era il “Magic Bus to India”.
“[…] all'inizio della mia pianificazione, tra gennaio e febbraio del 1978, rimasi affascinato dalle descrizioni del servizio di autobus interurbano chiamato ‘The Magic Bus’. Da qualche parte, trovai la descrizione allegata del servizio di autobus da Londra a Delhi al costo di 150 dollari (87 sterline). Pagando una tariffa unica, il servizio offriva tratte in autobus ogni tre giorni circa tra Londra, Inghilterra; Atene, Grecia; Istanbul, Turchia; Teheran, Iran; Kabul, Afghanistan; e Delhi, India. I passeggeri potevano scendere a qualsiasi fermata per soste fino a due mesi, il che era più che sufficiente (per la maggior parte di noi) per visitare luoghi fuori rotta. I passeggeri pagavano un biglietto unico per l'intero viaggio ed erano responsabili dei propri visti e vaccinazioni: i passeggeri venivano fatti scendere a ogni valico di frontiera e dovevano soddisfare i requisiti di ingresso e uscita di ciascun Paese e, se superavano il confine, potevano risalire sull'autobus dall'altra parte.” - Wander of Wonder Parte II, autore sconosciuto
Il Magic Bus in realtà era semplicemente un’agenzia di prenotazione, che mediava tra il cliente finale e le compagnie di autobus che servivano la tratta per l’India. La loro strategia di marketing puntava sui mezzi underground, rivolgendosi proprio ai viaggiatori hippie. Inoltre, era risaputo che sugli autobus forniti da Magic Bus, i viaggiatori potevano fumare erba o hashish, ad eccezione delle tratte compiute in Turchia e Iran per motivi legali.
E nacque un altro sentiero hippie, un itinerario che conduceva dall’Olanda, da Amsterdam, fino in Nepal, a Kathmandu. Il biglietto del pullman costava meno di cento dollari e consentiva di percorrere paesi molto interessanti: Turchia, Iraq, Iran, Afghanistan, Pakistan e alcune aree dell’India (debitamente lontane dal tempio di Maharishi). Il viaggio durava tre settimane e affrontava un numero considerevole di chilometri. - Paulo Coelho, Hippie. La nave di Teseo 2018)
Nonostante le diverse testimonianze sul Magic Bus – diari di viaggio, reportage degli stessi autisti, citazioni nella cultura di massa come lo stesso libro di Paulo Coelho e l’omonimo singolo dei The Who – negli anni la sua esistenza è stata messa fortemente in dubbio, a causa delle poche informazioni sulla compagnia.
È stato anche ipotizzato che la società non esistesse veramente, nonostante annunci pubblicitari della stessa fossero apparsi spesso negli anni in giornali come Time Out e The Guardian. La storia del Magic Bus finì per andare pressoché perduta, ricordata solo in alcuni libri di nicchia che non riportavano spesso le fonti delle loro affermazioni.
Medio Oriente, anni Ottanta
La storia dell’hippie trail si concluse proprio a cavallo degli anni Settanta e Ottanta, a causa dei disordini politici in Medio Oriente, come la rivoluzione iraniana (1979) e la guerra sovietico-afghana (1979-1989). L’istaurazione di regimi rigidi in queste regioni, rese troppo pericoloso continuare a viaggiare lungo l’itinerario.
Eppure, l’influenza dei Magic Bus e la loro filosofia hippie è arrivata fino a noi.
Graham Bourne, autista, ha scritto un memoir – The Overlanders – ora fuori catalogo e che racconta il suo lavoro nell’anno 1974. Nel libro traccia un profilo utile del proprietario di Magic Bus, Greg Williams.
Lo scrittore francese hippy Charles Duchaussois, scrisse Flash. Il grande viaggio, un resoconto del suo viaggio in prima persona da Marsiglia a Katmandu, alla ricerca dei paradisi della droga.
Il musicista Richard Gregory, cliente della compagnia Magic Bus negli anni Settanta, negli ultimi anni ha iniziato un lavoro di ricerca a ritroso per “ricostruire una storia di base del Magic Bus”. Nel gennaio 2025, l’uomo ha avuto accesso all’archivio di Greg Williams, che secondo la testimonianza del memoir The Overlanders era il proprietario della compagnia.
Combinando le sue precedenti ricerche sull’Hippie Trail e il materiale d’archivio, ha messo insieme diverse fonti e testimonianze sulla compagnia Magic Bus: dai loghi usati dall’azienda agli inserti pubblicitari sulla stampa, dagli annunci di ricerca di personale alle foto degli stessi dipendenti.
L’intento di Gregory è quello di scrivere una storia della compagnia Magic Bus che “rispecchi la realtà piuttosto che il mito” e di conservarla insieme al suo materiale di ricerca nella British Library per i posteri. A detta dello stesso musicista, l’edificio della biblioteca oggi sorge su un sito utilizzato per le partenze del Magic Bus negli anni Ottanta.
[…] se hai collaborato con Magic Bus, vorrei avere tue notizie, soprattutto se hai lavorato in uno dei tanti uffici. Nulla verrà pubblicato senza la tua approvazione, quindi se vuoi che la tua voce venga ascoltata, contattami .
Londra, 2020
L’operatore di viaggi indiano Adventures Overland nel 2020 comunica l’idea di un nuovo tour ispirato all’hippie trial, che da Delhi avrebbe raggiunto Londra l’anno successivo, attraversando 18 Paesi. Il viaggio di andata (dal costo di 15.320 sterline) avrebbe attraversato in 70 giorni Myanmar, Thailandia, Laos, Cina, Russia e infine Europa, per un totale di 20.100 km. La capienza massima dei passeggeri sarebbe stata di venti.
Da quell’anno, il lancio di questo servizio è stato posticipato più volte, nonostante la compagnia affermi di aver completato già tre viaggi di andata e ritorno per assicurarsi la fattibilità del percorso.
Al momento, sul sito di Adventures Overland questo viaggio riporta solo un “Prossimamente” e
Ancora una volta, a causa della chiusura delle frontiere terrestri in diversi Paesi lungo il percorso previsto, siamo stati costretti a posticipare questo viaggio eccezionale.
Ogni storia ha dentro tante storie, se questa ti è piaciuta particolarmente, questi sono 3 consigli per te:
Leggi l’articolo del New York Times sul ritorno dei primi passeggeri del The Indiaman
Approfondisci l’esperienza del Magic Bus e dell'hippie trail grazie alle testimonianze di Mary Doble, Richard Gregory e quest’autore sconosciuto
Scopri tutto sull’hippie trail e i numerosi racconti di viaggio
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