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Brooklyn, New York, 2024
Al 220-222 di Moore Street a Brooklyn la Wonton Food Inc. produce oltre 4,5 milioni di biscotti della fortuna ogni giorno. Nel mondo, ogni anno vengono creati circa 3 miliardi di questi piccoli dolcetti, quasi tutti negli Stati Uniti.
I biscotti della fortuna sono dei dessert conosciuti in tutto il mondo, Italia compresa, come un wafer croccante e zuccherato fatto di farina, zucchero, vaniglia e olio di semi di sesamo. La particolarità è il foglio di carta che si trova al suo interno: un bigliettino rettangolare con su scritto – in cinese e con varie traduzioni - una “fortuna”, dagli aforismi alle profezie, fino ad arrivare alle liste di numeri fortunati per la lotteria.
Questi biscotti della fortuna vengono serviti nella quasi totalità dei ristoranti cinesi negli Stati Uniti, in Canada, in Australia, in Italia, in Francia e in moltissimi altri Paesi occidentali. Il dessert viene solitamente offerto e portato ai commensali insieme al conto, come fosse un regalo di buon auspicio.
Probabilmente, i biscotti della fortuna sono il dolce cinese più conosciuto al mondo. Nonostante questo, in Cina, il prodotto è totalmente sconosciuto.
Kyoto, Giappone, XIX secolo
Vari documenti storici attestano già nell’Ottocento in alcune zone del Giappone, la produzione degli tsujiura senbei, venduti ancora oggi a Kanazawa, Ishikawa, e nel quartiere del santuario di Fushimi Inari-taisha a Kyoto. Alla lettera, potremmo tradurre questo alimento come i “cracker della fortuna”.
Un’incisione del 1878 mostra un uomo mentre prepara questi cracker in una panetteria: un po’ più grandi, con un impasto un po’ più scuro – a causa del sesamo e del miso usati al posto di vaniglia e burro - e con un piccolo pezzo di carta inserito un po’ più all’esterno rispetto a quelli che oggi chiamiamo biscotti della fortuna. Ma sembrano proprio lo stesso dolce che, più di 150 anni dopo, mangiamo a fine pasto nei ristoranti cinesi.

Una forte tradizione giapponese è quella del Omikuji, un biglietto contenente una predizione divina, una forma di oracolo scritto che si estrae presso i templi shintoisti e buddisti per conoscere la propria sorte durante alcune festività. Le frasi rivelate in questi fogli danno consigli, fanno previsioni, e addirittura alcune propongono consigli sul benessere, come scongiurare il mal di schiena con lo yoga praticato in casa.
Yasuko Nakamachi, ricercatrice giapponese, per la sua tesi di laurea ha seguito questa tradizione dei templi e dei santuari shintoisti del suo Paese, trovando diverse fonti che accertano la presenza di questi senbei sulle griglie proprio fuori dai luoghi di culto sin dal XIX secolo.
La sua ricerca è iniziata all’antico forno di famiglia, situato nei pressi di un santuario alla periferia di Kyoto: il forno aveva misure adatte alla creazione dei cracker che in Giappone oggi vengono chiamati con diversi nomi come Tsujuira Senbei (cracker della fortuna), Omikuji Senbei (cracker della fortuna con scritte), e Suzu Senbei (cracker campana).
Nonostante questa tradizione, non sempre conosciuta anche dagli stessi giapponesi, i biscotti della fortuna che oggi conosciamo sono attribuiti al popolo cinese. Ma come mai?
San Francisco, Stati Uniti d’America, primi anni del Novecento
Tra fine Ottocento e inizio Novecento, gli Stati Uniti d’America furono toccati da grandi ondate migratorie provenienti da tutto il mondo. Tra queste, vi furono quelle in arrivo da Cina e Giappone.
Makoto Hagiwara, arrivato proprio dal Paese del Sol Levante, sembra essere stato la prima persona a servire i senbei al Tea Garden nel Golden Gate Park di San Francisco nei primi anni del XX secolo. I cracker venivano prodotti in una panetteria della città, Benkyodo, e serviti con molto successo.
Per questo, qualche anno dopo a Los Angeles, David Jung si ispirò alla popolarità di questi biscotti e fondò nel 1916 la Hong Kong Noodle Company, prima fabbrica di biscotti della fortuna. Da quel momento, la loro diffusione fu immediata e la loro produzione iniziò a essere competenza anche delle pasticcerie cinesi.
Jung cercò di rivendicare la paternità dei biscotti della fortuna, arrivando a interpellare la Corte di Revisione Storica di San Francisco, che nel 1983 stabilì però che il prodotto originario apparteneva ad Hagiwara. Anche una terza persona, Seiichi Kito, fondatore di Fugetsu-do di Little Tokyo a Los Angeles, cercò di rivendicarne la paternità a sua volta, affermando di aver avuto l’idea di inserire un messaggio nei biscotti della fortuna ispirandosi agli Omikuji dei templi giapponesi.
Il percorso dell’odierno biscotto della fortuna risulta facile da tracciare fino all’arrivo della Seconda Guerra mondiale, epoca in cui questi cracker erano conosciuti come "biscotti del tè della fortuna". Molti militari di servizio in California, dove i biscotti erano ormai una specialità regionale, tornavano a casa chiedendo ai ristoranti cinesi di adottare la stessa tradizione.
Pian piano, il prodotto nato da mani giapponesi e rivisitato per gli americani, iniziava a essere acquisito dalla popolazione cinese. Ad aiutare questo passaggio ci fu probabilmente l’internamento statunitense di oltre 100.000 giapponesi-americani in campi di internamento dopo l’attacco di Pearl Harbor, che bloccò qualsiasi attività della comunità negli Stati Uniti d’America, biscotti della fortuna compresi.
Yasuko Nakamachi, all’interno della sua tesi, teorizza che i produttori cinesi abbiano iniziato a prendere il controllo di questo commercio una volta che le panetterie giapponesi di tutta la costa occidentale chiusero a causa dell’internamento dei loro proprietari. Tra le opinioni sull’argomento, vi è anche la voce che ricorda come la cucina cinese sia tradizionalmente sfornita di dessert, per cui i biscotti della fortuna avrebbero sopperito alla mancanza con un tocco familiare per gli americani, mantenendo un carattere esotico.
Stati Uniti d’America, anni Cinquanta-Sessanta
Forse proprio grazie alla Seconda Guerra mondiale, i biscotti della fortuna si diffusero rapidamente in tutti gli Stati americani: si stima che intorno alla fine degli anni Cinquanta la produzione di questi piccoli dessert arrivasse a 250 milioni ogni anno. L’ennesima svolta arrivò dieci anni dopo, quando Edward Louie, fondatore di una delle più grandi aziende di biscotti cinesi la Lotus Fortune di San Francisco, inventò una macchina automatica per la produzione. I costi di fabbricazione si abbassarono insieme al prezzo, permettendo così ai biscotti della fortuna di diventare il dessert di cortesia per tutti i clienti dei ristoranti cinesi.
Negli anni Sessanta, quelli che erano nati come crackers della fortuna giapponesi divennero un elemento fondamentale della cultura americana, tanto da essere utilizzati in due campagne presidenziali: Adlai Stevenson e Stuart Symington li offrirono durante la Convention democratica del 1960, e cinque anni più tardi l’aspirante sindaco di New York Abraham Beame fece lo stesso.
In quegli anni i biscotti della fortuna contenevano principalmente insegnamenti scritti di Confucio e citazioni di vari politici come Benjamin Franklin. Solo più tardi vennero introdotti i numeri della lotteria, scherzi, suggerimenti, frasi profetiche e, in alcuni, lezioni di cinese mandarino.
Paesi occidentali, 2024
Tra il 1989 e il 1992 la Wonton Food Inc. di Brooklyn tentò di importare a Hong Kong e in Cina gli “autentici biscotti della fortuna americani”. L’intento era quello di espandere il proprio business, ma dovette rinunciare perché il prodotto venne reputato “troppo americano”.
Più recentemente, in zone turistiche della Cina, alcuni ristoratori hanno adottato i biscotti della fortuna per attirare i clienti occidentali nelle loro attività.
Negli stessi anni la scrittrice statunitense di discendenza cinese Amy Tan scrisse il romanzo Il circolo della fortuna e della felicità, improntato sulle vicende di quattro famiglie cinesi immigrate a San Francisco. Due tra le donne protagoniste trovano lavoro presso una fabbrica di biscotti della fortuna e sono molto divertite dal fatto di non conoscere assolutamente quel prodotto che viene definito come tradizionale cinese.
Nel 2005 l’azienda Wonton Food Inc. venne brevemente indagata perché 110 giocatori della lotteria Powerball vinsero circa 19 milioni di dollari usando i “numeri fortunati” dei loro biscotti.
Ancora oggi l’origine dei biscotti della fortuna non è accertata pienamente, la loro storia è andata parzialmente perduta nel tempo, eppure il loro percorso continua a rispecchiare in pieno la storia americana e l’idea del “Melting pot”, essendo prodotti ideati dai giapponesi, popolarizzati dai cinesi e consumati dagli americani.
Ogni storia ha dentro tante storie, se questa ti è piaciuta particolarmente, questi sono 3 consigli per te:
Scopri la tradizione del Omikuji
Approfondisci l'internamento dei giapponesi negli Stati Uniti dopo Pearl Harbor
Leggi Il circolo della fortuna e della felicità di Amy Tan
🥠❤️ molto interessante, scritta divinamente.