Ciao, benvenuta e benvenuto su Storie perdute, la newsletter che due volte al mese racconta storie che meritano di essere raccontate. E che molto spesso sono state dimenticate.
Roma, 19 marzo 1513
Giovanni di Lorenzo de' Medici era nato a Firenze trentotto anni prima di essere incoronato papa. Secondogenito di una delle famiglie più celebri dell’Italia rinascimentale, aveva come padre Lorenzo de’ Medici e come madre Clarice Orsini.
La sua carriera ecclesiastica iniziò molto presto: a soli sette anni, Giovanni ricevette la tonsura, il conferimento degli ordini sacri che indica l’ingresso nello stato clericale. Il rito religioso consisteva nel taglio di cinque ciocche di capelli, simbolo di rinuncia al mondo per l’aspirante chierico (da qui il termine “chierica” ndr). Il bambino, l’anno successivo, era abate di Montecassino e di Morimondo. Ai suoi tredici anni erano già iniziati i negoziati per la sua elevazione a cardinale, che venne bloccata momentaneamente data la sua giovane età.
Venticinque anni più tardi, quando Giovanni si recò al conclave iniziato il 9 marzo 1513, non aveva grandi rivali. Il segretario Bernardo Dovizi da Bibbiena - personalità di spicco alla corte dei Medici a Firenze – convinse in poco tempo molti cardinali elettori che un papa mediceo, dallo spirito conciliante, e dalla pessima salute, sarebbe stata la scelta perfetta. Essendo un semplice diacono, in dieci giorni fu ordinato prima sacerdote e poi vescovo, venendo infine incoronato papa Leone X il 19 marzo.
Secondo alcune voci dei suoi avversari (Claudio Rendina, I papi, p. 614), subito dopo essere diventato papa, disse a suo cugino Giulio de' Medici - futuro papa Clemente VII – “Poiché Dio ci ha dato il Papato, godiamocelo”.
Roma, marzo 1513
Manuele I, detto l'Avventuroso o il Fortunato, al tempo dell’incoronazione di papa Leone X era re di Portogallo e degli Algarve: un regno il suo, che all’epoca aveva già compreso bene come la vera ricchezza si trovasse nel mercato delle spezie. I portoghesi avevano scoperto l’America, e ora volevano assicurarsi il controllo della via dell’est. Per questo, avevano bisogno di ampio consenso all’estero, avendo iniziato ad attirare dei nemici con gli stessi interessi, come egiziani e turchi.
Il pontefice precedente aveva conferito a Manuele I la Rosa d’oro, un’onorificenza per i sovrani che si distinguevano nella difesa e nella promozione della religione cattolica. In occasione della nuova elezione, il re portoghese voleva inviare un regalo speciale al nuovo papa.
Fu così che una nave salpò da Lisbona per arrivare a Porto Ercole con un prezioso carico, giunto poi a Roma il 12 marzo 1514, all’alba del primo anno da papa di Leone X. L’imbarcazione trasportava due leopardi, una pantera, alcuni pappagalli, tacchini rari e cavalli indiani, ma la vera attrazione era Annone, un elefante albino addomesticato di circa quattro anni, originario dell'isola di Ceylon (oggi isola di Sri Lanka).
Il regalo del re del Portogallo arrivò a papa Leone X con una processione per le strade di Roma, fiancheggiata da una folla entusiasta di vedere il pachiderma con in groppa un palanchino d’argento a forma di castello, contenente altri doni reali, come paramenti ricamati in perle, pietre preziose e monete d’oro.
Leone X attese la fine del corteo a Castel Sant’Angelo. Pare che al suo arrivo, Annone si sia inginocchiato per tre volte in segno di omaggio al pontefice. Subito dopo, l’elefante aspirò l’acqua da un secchio e la spruzzò contro i presenti, papa compreso.
Roma, 1514 – 1516
Dopo il suo arrivo a Roma, Annone venne rinchiuso in una struttura all’interno del cortile del Belvedere – all’epoca ancora in costruzione, oggi ospita molti degli spazi dei Musei Vaticani – ma venne poi trasferito in un edificio tra la Basilica di San Pietro e il Palazzo Apostolico.
In molti, tra cronisti e artisti, elogiarono l’animale, descrivendolo come straordinariamente intelligente: sembra si prestasse a balli, spruzzi d’acqua e scherzi vari. Diventò presto una vera e propria mascotte della corte papale.
Spesso veniva portato in giro per le strade della città, non senza incidenti. Una volta disarcionò il poeta Baraballo di Gaeta che l’aveva cavalcato sostenendo di poter così creare versi all’altezza di Petrarca. In un altro caso il pachiderma schiacciò molte persone, a causa della folla creatasi per vederlo.
Mantenere Annone costava cento ducati l’anno, oltre al lavoro di molti: la sua cura venne affidata a Giovanni Battista Branconio - influente membro della corte papale – e ai “favoriti” del papa. Tra questi, gli artisti Raffaello Sanzio e Pietro Aretino avevano, tra i vari incarichi, quello di fare compagnia all’elefante.
Nel 1516, dopo solo due anni dal suo arrivo e forse a causa del clima inadatto a un elefante indiano, Annone si ammalò improvvisamente e morì il 16 giugno con a fianco Leone X. A niente servirono le cure dei medici, fondate su un preparato a base d’oro, probabilmente più letale della malattia stessa. Aveva solo sette anni.
Sepolto nel cortile del Belvedere, non si seppe più niente di Annone fino a un pomeriggio del 1962.
Portovenere, La Spezia, 1516
Manuele I, qualche anno dopo l’invio di Annone, decise di omaggiare il pontefice con un nuovo regalo: un rinoceronte. Il viaggio in nave prevedeva diverse tappe, in cui molti furono incuriositi dall’animale, compreso re Francesco I di Francia, che volle vederlo di persona nella sosta a Marsilia.
L’imbarcazione che trasportava il nuovo animale per Leone X però non arrivò mai a Roma: un naufragio a Portovenere nel golfo della Spezia mise fine al viaggio.
Giardini del Belvedere, Vaticano, 1962
In un pomeriggio del 1962, alcuni operai lavoravano all’ammodernamento delle caldaie nei giardini del Belvedere, finché la loro attività non fu interrotta per il ritrovamento di un osso di animale: per la precisione, un dente enorme. Vicino, quattro frammenti di una mascella.
Subito si pensò a un dinosauro, ma i resti non erano fossilizzati, per cui doveva trattarsi di un animale più recente. Quando si capì che quelle ossa appartenevano a un elefante, il ritrovamento venne dimenticato e le ossa messe da parte per trent’anni. Fino all’arrivo di Silvio Bedini, professore americano dello Smithsonian Institute di New York, che alla fine degli anni Ottanta venne incuriosito dal luogo del ritrovamento di quell’elefante.
Le sue ricerche, iniziate subito dopo e continuate per qualche anno, si trasformarono nel saggio The Pope's Elephant: An Elephant's Journey from Deep in India to the Heart of Rome (L’elefante del papa: il viaggio di un elefante dalla profonda India al cuore di Roma) pubblicato nel 1997. Silvio Bedini aveva risolto il mistero di come quell’elefante fosse finito nei giardini del Belvedere, e aveva riportato alla luce la storia perduta di Annone.
Mondo, 2025
Secondo una delle numerose ipotesi sulla nascita dell’espressione “fare il portoghese”, cioè “usufruire di un servizio senza pagarlo”, Leone X per ringraziare il re Manuele I del suo dono, concesse all’ambasciatore portoghese e ai suoi uomini il privilegio di essere ospiti a Roma. I diplomatici arrivati fin lì dal Portogallo non avrebbero dovuto pagare nulla, dal teatro all’osteria, se si fossero presentati con la propria nazionalità.
Molti romani però, scoperta la cosa, iniziarono a presentarsi come portoghesi, con accenti fintamente esotici. Quando a Leone X arrivarono i conti dagli esercizi pubblici, i consumi erano pari a quelli di un esercito e non di un centinaio di persone. Nonostante la revoca istantanea del privilegio, la spesa risultò comunque enorme.
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